Struttura e funzione delle Saline
Le Saline della Sicilia occidentale comprendono essenzialmente quattro ordini di vasche dalla forma rettangolare irregolare, dovuta alla conformazione naturale del luogo, e le cui grandezze e profondità diminuiscono all’aumentare dell’ordine stesso; inoltre il numero delle vasche varia in funzione del territorio di ogni salina e della produzione a cui questa mira.
Viste dall’alto, o su di una piantina, si presentano come una scacchiera variopinta con bacini separati gli uni dagli altri da canali.
Il primo ordine di vasche comprende la “fridda”, un’ampia e profonda vasca separata dal mare da una doppia fila di conci di tufo “cantuna” di Favignana, legati e isolati da fango, che prende il nome di “traversa”.
Nella “fridda” che può trovarsi in prossimità del mare oppure distanziata da questo, ma collegata tramite un canale, l’acqua entra dall’apertura di una chiusa “putteddra” sfruttando il gioco delle maree.
Al secondo ordine appartengono i vasi di “acqua crura” o retrocalde e il “vasu cultivu o di guvernu”.
Nei primi, l’acqua proveniente dalla “fridda” viene pompata dal mulino a vento poichè il loro livello è superiore a quello del mare. In queste vasche, per effetto dell’evaporazione spontanea dell’acqua, la salinità aumenta passando dai 3,5°-4° Bè agli 8°-10° Bè.
Il “vasu cultivu” ha funzione di riserva, in quanto l’acqua, detta “acqua matri”, in esso contenuta svolge la funzione di diluente, quando nelle vasche successive i sali precipitano anticipatamente, e di lievito per le campagne seguenti. Le sue acque hanno una salinità di 10°-12° Bè.
Nelle vasche appartenenti agli ordini appena elencati viene praticata la piscicoltura, poiché in esse il grado di salinità è prossimo a quello del mare, consentendo così ai pesci di svolgere il loro ciclo di vita in un habitat quasi naturale.
Al terzo ordine appartengono le vasche mediatrici, dette appunto “ruffiana e ruffianeddra” per la loro posizione intermedia tra il “vasu cultivu” e le “caseddri”, unite tra loro dal “canale d’acqua crura”, in queste vasche la salinità raggiunge i 16° Bè.
L’ultimo ordine è costituito dalle vasche “cauri”, in cui “l’acqua fatta”, attraverso il processo di evaporazione, raggiunge unsa salinità pari ai 18°-20° Bè. Intanto che l’acqua fatta passa da una caura all’altra, dalle dimensioni sempre minori, deposita i sali addensati riducendo il proprio volume. Accanto alle “cauri” troviamo le vasche servitrici “sintine”, introdotte in tempi più recenti, per l’equa distribuzione dell'”acqua fatta” nelle caselle salanti, qui il grado di salinità raggiunge i 22°-24° Bè.
Ai quattro ordini di vasche seguono le caselle salanti, dette “caseddri”, in cui la salinità è di 25°-26° Bè, che si distinguono dalle precedenti per la loro forma quadrilatera regolare, dal fondo piano ed impermeabilizzato, disposte l’una accanto all’altra e affiancate da uno spiazzo “ariuni”, dove viene accumulato il sale raccolto nelle “caseddri”.
Separano una vasca dall’altra i “vrazza” (argini) aventi le stesse caratteristiche della “traversa”, ma di larghezza e altezza minore.
Nelle vasche appartenenti agli ordini successivi al secondo, l’acqua giunge alle vasche sfruttando la prendenza naturale del suolo e non più il mulino a vento o le pompe.
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